venerdì 10 dicembre 2010

DI COSA PARLIAMO QUANDO PARLIAMO DI WIKILEAKS

Wikileaks è diventata in questo ultimo mese quasi una parola di uso quotidiano. Dopo l'attacco frontale al sistema diplomatico mondiale, attraverso la pubblicazione progressiva di cablogrammi  provenienti prevalentemente da ambasciate americane, e le successive rivelazioni legate a vari paesi e alle loro politiche "reali", al di là delle informazioni diffuse attraverso la stampa ufficiale.
Per molti non sono novità. Per altri, costituiscono un alto tradimento e un possibile sovvertimento dell'ordine mondiale. Seguono prese di posizione infuocate da parte di difensori e accusatori, e il terremoto mediatico con annesse battaglie informatiche in corso in queste ore con attacchi ai siti Wikileaks (ormai frammentati in migliaia di siti in tutto il mondo - i cosiddetti "mirrors" - e quindi di fatto non più bloccabili, per fortuna), ma anche a siti come quelli di  Interpol o Visa Mastercard. E poi la "personalizzazione della battaglia", ovvero la caccia ad Assange, il suo arresto pretestuoso e quello che seguirà.




Ma Wikileaks funzionava da tempo, e una delle cose su cui più ha lavorato è raccogliere materiale e gettare luce sulle aree apparentemente sotto i riflettori ma in realtà più buie (dal punto di vista informativo) del pianeta: prima di tutto Iraq e Afghanistan.
Qui sopra il video (versione breve) chiamato "Collateral Murder", online da aprile anche su YouTube, e per la fornitura del quale a Wikileaks (per altro non confermata dall'organizzazione) da 198 giorni, cioè dal mese di maggio scorso, il soldato americano Bradley Manning, intelligence analyst di stanza a Baghdad,  è in carcere militare in attesa di processo, e rischia 52 (cinquantadue) anni di carcere. Fa 23 anni tra una settimana. E' accusato di aver rivelato...la verità.

Molti di voi avranno visto questo video: vi chiedo di riguardarlo, anche se è durissimo farlo, per riflettere ancora sul significato della guerra e della guerra in Iraq in particolare.
Altri ne avranno solo sentito parlare: a queste persone chiedo di guardarlo, è importante, molto importante, per dare un vero volto alle cose.
Altri non vorranno vederlo: anche a loro domando umilmente di dedicare almeno 17 minuti del proprio tempo a questa visione, qualunque sia la loro idea politica o posizione ideologica rispetto alla guerra.
Dopo questa visione, potremo riparlarne. E comunque quando parleremo o leggeremo di Wikileaks avremo forse più chiaro perché è importante, in questo momento, difendere questa organizzazione e permettere che continui a farci vedere il vero volto delle cose.

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